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Ansia da prestazione sportiva

“Lo stress e l’ansia sono il pericolo peggiore per l’atleta, il suo avversario più temibile e imprevedibile. Ogni gara è come un esame, un atleta troppo ansioso non sarà mai un grande campione”.
(prof. Ferruccio Antonelli)

Come combattere lo stress e ansia nello sport: Generalmente lo stress è una reazione positiva di adattamento e di sopravvivenza. Sia gli animali sia gli esseri umani hanno innato questo meccanismo di difesa. In presenza di un pericolo reale, si attiva una risposta di paura e, quindi, una reazione di attacco o di fuga come la preda che fugge davanti al predatore. Oltre l’istinto, però, l’uomo possiede anche la ragione ed è questa che solitamente crea un meccanismo di ansia davanti ad una situazione che non presenta un reale pericolo o minaccia di adattamento e/o sopravvivenza.  Quindi, qualora il pericolo sia reale la paura è giustificata ma, quando la stessa paura è presente in assenza di pericolo concreto, si sviluppa l’ansia che, in casi più gravi, può arrivare a manifestarsi in disturbi veri e propri da affrontarsi con interventi psicoterapeutici. Sono curiose infine le performance di molti atleti che riescono a dare il meglio in allenamento e non riescono a validare i loro record in gara. Per non parlare poi del campione occasionale che vince proprio perché sente di non avere niente da perdere.

Biondi e Pancheri, nel 1984, hanno documentato inequivocabilmente le principali modificazioni nell’essere umano, a carico del sistema nervoso simpatico, dovute ad un prolungato stress. Queste interessano il:

  • il sistema muscolare scheletrico;
  • il sistema neurovegetativo
  • il sistema neuroendocrino
  • il sistema immunitario.

COME CONSEGUENZA L’ANSIA PUO’ CREARE DELLE ALTERAZIONI FISIOLOGICHE QUALI:

  • Aumento della tensione muscolare generale e/o distrettuale;
  • aumento della frequenza cardiaca;
  • possibili aritmie;
  • aumento della pressione arteriosa sistolica;
  • aumento della frequenza e irregolarità respiratorie;
  • aumento del consumo di ossigeno;
  • aumento della sudorazione;
  • diminuzione della temperatura cutanea;
  • vasocostrizione periferica;
  • modifica della secrezione e motilità gastrointestinale;
  • dilatazione pupillare;
  • aumento dei riflessi osteotendinei;
  • aumento dei livelli di adrenalina e noradrenalina;
  • aumento dell’ormone GH somatotropo;
  • aumento dei livelli ormonali di ACTH e di cortisolo;
  • aumento della prolattina;
  • aumento di ormoni tiroidei.

Solitamente l’atleta non riconosce l’ansia che lo assale in gara derivante dalla possibile paura di perdere, creata da un sistema di valori culturali socialmente acquisiti. Molti autori hanno documentato che l’ansia nello sport può portare ad una diminuzione della performance a seguito di un precoce esaurimento delle energie fisiche e mentali, con conseguente danno per l’atleta. Attraverso sintomi fisici, che sono in realtà normali sintomi psicosomatici dell’ansia, si può avere, ad esempio:

  • disturbi gastrici o intestinali acuti cronici;
  • cefalea da tensione;
  • emicrania;
  • palpitazioni;
  • battito cardiaco accelerato e, talvolta, aritmie.
    (A.A.V.V. tra cui Biondi, 1988)

L’ANSIA PUO’ COLPIRE DIVERSI ORGANI E APPARATI:

  • Cardiovascolare;
  • Respiratorio;
  • Urogenitale;
  • Gastrointestinale;
  • Muscolare;
  • Cutaneo;
  • Neuropsichico.

Spesso l’atleta è sottoposto quindi anche a pesanti terapie farmacologiche con quello che ne consegue rispetto ad eventuali effetti collaterali.

Tuttavia risulta evidente nello sport l’opportunità di utilizzare le terapie di rilassamento e mental training al fine di ridurre, sui vari organi e apparati, le modificazioni indotte dalla reazione d’ansia, ristabilendo l’equilibrio fisico e mentale dell’atleta.

Il Mental Training, attraverso le tecniche di rilassamento, aiuta l’atleta a controllare le proprie emozioni, a prevenire i momenti d’ansia e a non farsi soggiogare da esse, rivolgendole a proprio vantaggio.
Il rilassamento può essere inteso come l’opposto dell’attivazione, però non necessariamente uno stato di riposo ma di regolazione e normalizzazione delle funzioni vitali che vengono meglio utilizzate nello sport.

Il rilassamento fondamentalmente induce un abbassamento generale delle reazioni fisiologiche dell’intensità di eccitazione dell’organismo quali:

  • Rallentamento della frequenza respiratoria;
  • rallentamento e normalizzazione della frequenza cardiaca;
  • riduzione del consumo di ossigeno;
  • normalizzazione della pressione arteriosa;
  • normalizzazione della sudorazione;
  • normalizzazione del diametro pupillare;
  • diminuzione e normalizzazione del tono della muscolatura scheletrica;
  • normalizzazione della funzione di organi e apparati;
  • normalizzazione della secrezione ormonale;
  • stato di benessere fisico e psichico.

Ne consegue, quindi:

  • Sensazione di tranquillità e benessere;
  • controllo delle emozioni;
  • autocontrollo di fronte a stimoli stressanti interni ed esterni;
  • equilibrio psicofisico;
  • attivazioni di funzioni mentali quali attenzione e concentrazione.

E’ consigliabile praticare regolarmente in allenamento le abilità mentali in modo che vengano integrate nella gara attraverso la ripetizione del contesto di apprendimento. In pratica l’allenamento fisico e mentale viene sviluppato congiuntamente con lo stesso impegno. Molte ricerche hanno dimostrato che le abilità mentali, similmente a quelle motorie, possono essere apprese, sviluppate e perfezionate.

A tale scopo sono state messe a punto procedure e programmi di allenamento che lo psicologo dello sport può trasmettere ad atleti e allenatori. Una tale esperienza è importante non solo nella vita sportiva, ma anche nell’attivazione delle risorse esistenti in ognuno di noi al fine di offrire un bagaglio prezioso per tutta la vita.

P. S.
Ringraziando la Società Sportiva Atletica Livorno per l’invito ricevuto, questo articolo rappresenta il riassunto del lavoro presentato nella serata.

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